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IoT: basta “fai da te”, si passa all’industrializzazione.

di Alberto Bullani, Country Manager VMware Italia

Innumerevoli report di analisti evidenziano l’aumento del numero di oggetti connessi (IoT) e l’incredibile potenziale economico che tale fenomeno porta con sé. Per certi versi, l’IoT completa la tecnologia digitale fornendo alle aziende le “cellule nervose” addette alla trasmissione delle informazioni. Un grande vantaggio per le aziende che saranno pronte al cambiamento. L’entusiasmo è legittimo, tuttavia occorre prestare attenzione alle possibili delusioni. Come tutti i più rivoluzionari trend tecnologici, anche questo, dopo una fase iniziale di euforia, prevede naturalmente il ritorno alla realtà: un preludio all’industrializzazione.

 L’IoT sposta il valore e lo amplifica. Questo profondo cambiamento ha conseguenze importanti per i modelli di business. Le aziende dovranno valorizzare e monetizzare la gigantesca massa di dati generati da miliardi di oggetti connessi. Alcune aziende hanno compreso perfettamente questa necessità. Una di queste è GE, che si è fatta strada tra i pionieri dell’Industrial Internet of Things (IIoT). Oltre ai processi esistenti, che subiranno un miglioramento, emergerà una moltitudine di nuovi servizi basati sull’analisi dei dati. I responsabili devono comprendere il significato delle tecnologie e prevedere l’impatto che queste avranno sulle aziende e sull’infrastruttura tecnica. L’IoT sta ridisegnando tutto il panorama concorrenziale e creando nuovi ecosistemi. La sfida per le aziende è rappresentata dalla necessità non solo di mantenere la propria posizione all’interno della catena del valore, ma anche di migliorarla. Molte aziende sono ancora in fase di progetto pilota o addirittura di R&D. Per andare avanti, è necessario risolvere la questione della complessità insita nell’IoT.

Non solo complessità. L’IoT, sicuramente più che i Big Data e il cloud, è caratterizzato da un’architettura complessa. Nell’attuale panorama industriale, esistono sensori di molti tipi diversi che sono in grado di misurare praticamente qualsiasi cosa, oltre che di controllare e pilotare apparecchiature o processi industriali. Finora questi sistemi sono tuttavia rimasti isolati, senza alcun collegamento con i sistemi informatici centrali, impedendo così l’utilizzo incrociato di tutti i dati generati. Grazie alla connessione degli oggetti a Internet si ha la convergenza tra i sistemi industriali e quelli informatici, per cui i team devono imparare a collaborare per superare divergenze e abitudini differenti.

L’uso dei sensori è ormai esteso a tutte le aree di attività. La natura eterogena di questi strumenti consente di impiegarli per apportare intelligenza a veicoli, negozi, città, sistemi sanitari e processi di logistica, supervisione o manutenzione. La proliferazione di oggetti connessi sta mettendo a dura prova i principi stessi della sicurezza. Ogni oggetto connesso è come una falla nelle pareti dei data center. È necessario prendere atto di questo problema e ripensare la sicurezza di conseguenza. Attacchi recenti hanno mostrato, ad esempio, come le videocamere connesse possono essere sabotate per causare malfunzionamenti di tipo Denial of Service (DoS) e bloccare tutte le attività aziendali.

Con l’IoT, le aziende creano un vero e proprio “sistema nervoso”. Le informazioni vengono trasmesse dalla “cellula nervosa” (il sensore) al “cervello” (il data center e il cloud). Alcune azioni conseguenti saranno “involontarie” (eseguite automaticamente dalle apparecchiature connesse), mentre altre saranno “volontarie” (risultanti dal processo di elaborazione avvenuto nel data center o nel cloud). La sfida consiste nel connettere in modo semplice e sicuro questa enorme quantità di oggetti alla rete aziendale, portando i dati giusti nei data center. Entrano così in gioco molti fattori. Operation accurate e sicure richiedono una perfetta coordinazione. Questo sarà proprio il compito delle piattaforme IoT. Alcune trasporteranno i flussi di dati (le informazioni dei sensori) e le relative analisi, mentre altre si occuperanno delle infrastrutture (i “sistemi nervosi”) e della sicurezza. L’offerta VMware è logicamente incentrata sulla piattaforma dell’infrastruttura, come annunciato il 9 maggio 2017: VMware Pulse IoT Center. Questa soluzione di gestione dell’infrastruttura IoT mira a ridurre le complessità, migliorare l’affidabilità, accelerare il ritorno dell’investimento e, naturalmente, garantire la protezione necessaria. In questo breve video Ray O’Farell, CTO di VMware e più recentemente capo della divisione IQT di Dell, spiega i principi alla base della soluzione VMware Pulse IoT Center.

Diversamente da molte soluzioni basate soprattutto sul software, l’IoT (e ancor più l’IIoT) include elementi hardware i cui investimenti si posizionano su cicli a lungo termine. Fin dalla fase di progettazione delle soluzioni, è necessario anticipare l’evoluzione di tutti questi componenti e fornire strumenti per automatizzare l’aggiornamento dei relativi microcodici. Tutt’altro che una moda passeggera, l’IoT è ormai una certezza. È quindi giunto il momento di passare alla fase di implementazione industriale per poter distribuire le soluzioni in modo funzionale e sicuro, e quindi cogliere i vantaggi previsti.